Negazionismo o nanismo intellettuale e psichico?

Vi è una percentuale crescente di italinani (sì mi sono accorta dell’errore ma forse si tratta di un lapsus e quindi lo lascio, con una punta di presunzione vorrei coniare un neologismo, gli italinani ovvero coloro che sono  affetti da nanismo intellettuale) che negano l’esistenza della shoa. Sul vocabolario Devoto-Oli la definizione del termine negazionismo è la seguente: particolare forma di revisionismo storico, che nega la veridicità di alcuni avvenimenti, in particolare del periodo nazista e fascista e della seconda guerra mondiale. Il termine deriva da negazione che, ancora secondo Devoto-Oli è una risposta o giudizio di radicale opposizione o di rifiuto. Formula linguistica che nega un’intera frase o una sua parte attraverso un avverbio o una congiunzione. In psicoanalisi è il processo di autodifesa del paziente, che, per rimuovere certi contenuti mentali, nega che gli appartengano. Wikipedia lo definisce così: Il negazionismo (di un evento storico come un genocidio o una pulizia etnica o un crimine contro l’umanità) è una corrente pseudostorica e pseudoscientifica del revisionismo che consiste in un atteggiamento storico-politico che, utilizzando a fini ideologici-politici modalità di negazione di fenomeni storici accertati, nega contro ogni evidenza il fatto storico stesso.

Quindi questi italintellettualmentenani volutamente ignorano la storia, ergo: non la conoscono! Per negare la veridicità di eventi storici occorre averne una conoscenza approfondita, documentata e accurata, altrimenti non stiamo negando ma ignorando e quindi se il 15,6% degli italiani negano perché sono ignoranti, potrebbero esseri analfabeti, del resto sappiamo che “L’Italia è purtroppo quarta nella classifica dei paesi con più analfabeti funzionali, sono il 28 per cento della popolazione totale. Gli analfabeti funzionali sono quelle persone che sanno leggere e scrivere ma che non riescono a sviluppare un pensiero critico e hanno difficoltà a comprendere testi semplici, come ad esempio le istruzioni di montaggio di un oggetto da poco acquistato. In Italia, i profili degli analfabeti funzionali corrispondono per lo più agli over 55 (pensionati) e ai giovani che hanno smesso di studiare e che non cercano più un lavoro. Esiste, poi, anche l’analfabetismo funzionale di ritorno, che può riguardare anche i laureati, a distanza di qualche anno dalla laurea, dopo aver abbandonato sia la lettura che la creatività esercitate in precedenza. Il problema è reale perché incide pesantemente nel mondo del lavoro, non avendo questi le giuste competenze per competere in un mondo lavorativo dove i requisiti sono sempre più alti e concorrenziali.”[1]

Ho inserito anche la definizione psicoanalitica poiché ritengo che si possa estendere dal piano individuale interno a quello collettivo esterno, si tratta di “un primitivo meccanismo di difesa, molto frequente nei bambini normali ma se è una persona adulta a ricorrervi in modo elettivo e persistente per affrontare una realtà dolorosa si tratta di un sinistro segno che indica la presenza di un grave disturbo nella sua capacità di valutare correttamente la realtà, o addirittura una psicosi. Il diniego si riferisce all’esclusione automatica e involontaria della consapevolezza di un certo aspetto disturbante della realtà, oppure alla incapacità di riconoscere il suo vero significato.”[2]

Quindi potrebbero far parte di quel 15,6%, ignoranti e incolti, psicotici deliranti e qualche fomentatore ovvero qualcuno che sa, conosce e strumentalizza a fini politici e per le stesse finalità vorrebbe impedire lo studio della storia a scuola.  Liliana Segre sovente ripete che è sopravvisuta grazie all’amore ricevuto dai suoi genitori. Serve amore, tanto amore e cultura, tanta cultura.

[1] Chiara Lanari, La classifica dei Paesi con più analfabeti funzionali: il triste primato dell’Italia, www.investireoggi.it

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[2] R. B. White e R. M. Gilliland, I meccanismi di difesa, Astrolabio, Roma,1977, pag. 91