Prefazione di Daniela Domenici a I buoni incontri

Monica è una pedagogista, una docente e una scrittrice fiorentina e in quest’ultima veste si mette alla prova per la terza volta; dopo “Ticcolò e Beddeìgo” e dopo “Amori funesti” condivide con noi i suoi “buoni incontri”, sia quelli reali che letterari, che l’hanno formata e portata a essere la persona che è oggi.

Il sottotitolo scelto da Monica è “nostalgia di Ticcolò e Beddeìgo”, gli affettuosi nomignoli dei suoi figli quando erano piccoli; la sua nostalgia per quegli anni è una delle linee portanti di questa sua opera che ha incontrato il mio gusto anzi, direi che mi ha appassionato per vari motivi.

Il primo è la varietà e la vastità delle citazioni sia letterarie che musicali che cinematografiche dell’autrice che dimostrano l’ampiezza del suo background e che arricchiscono chi legge; il secondo è il coraggio, che commuove, di Monica nel raccontarsi, nel mettersi a nudo senza filtri, senza omissioni o falsi pudori. E’ un gesto che merita la mia, e spero anche la vostra, lode perché è un elemento alquanto raro sia per come l’autrice lo fa, sempre in punta di piedi, col massimo rispetto, con delicatezza verso i sentimenti di tutti/e i/le protagonisti/e, viventi e no, sia per il gesto in sé: regalarci una consistente parte della sua vita, sia affettiva che lavorativa, in primis per darci spunti letterari per nuove letture e poi, probabilmente (ma su questo non ho chiesto conferma a Monica…) usare la scrittura come psicoterapia per se stessa per focalizzare meglio alcune dinamiche del suo passato e dell’attuale presente.

Il terzo motivo che mi ha fatto apprezzare quest’ultima opera dell’autrice fiorentina è il suo stile narrativo che trovo abbia avuto un’ulteriore maturazione e mi pare giusto evidenziarlo…e allora Monica: ad maiora!!!

copProvaGalia

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