E’ ancora presto per scendere…

È un tempo sospeso, come se vivessimo in una bolla. Guardo fuori dalla finestra di cucina, vedo due gatti che si strusciano sull’asfalto poi si sdraiano con la pancia al sole. Dallo studio sento gracchiare insistentemente, mi affaccio alla finestra vedo un uomo che si ferma sotto all’albero del giardino dell’asilo nido, è li sopra la cornacchia e rimane fermo per qualche minuto con il naso per aria per poterla vedere. Ci siamo fermati e possiamo vedere cose mai viste prima. Mi viene in mente quel filobus che un mattino autonomamente cambiò direzione e invece di fare il solito percorso si diresse fuori città. Invano l’autista tentò di dirigerlo verso la solita meta ma il filobus non ubbidiva più ai comandi. Ben presto i passeggeri scoprirono le meraviglie della vita all’aria aperta. Una signora si era messa a raccogliere i ciclamini…”E’ proprio il momento di pensare ai ciclamini” – ribatté l’avvocato. “Non importa, – dichiarò la signora, – arriverò tardi al ministero, avrò una lavata di capo, ma tanto è lo stesso, e giacché ci sono mi voglio levare la voglia dei ciclamini. Saranno dieci anni che non ne colgo.”[1]  Era il 21 marzo proprio come oggi e a parte il fatto che non possiamo uscire a raccogliere fiori né giocare a calcio con giornali appollottolati, possiamo però  soffermarci ad osservare un gatto che prende il sole, una cornacchia che gracchia sull’albero e attendere il volo delle rondini che a breve arriveranno. Restiamo in attesa le lancette si sono fermate… E’ ancora presto per scendere dal filobus.

[1] Gianni Rodari, Il filobus numero 75img_20171026_142747_burst001_cover