Marcovaldo Ovvero vita in famiglia nei non luoghi

images

 

Marcovaldo se esistesse ai tempi nostri, sarebbe un frequentatore dei non luoghi, quelli di cui parla l’antropologo francese Marc Augè, areoporti dove farebbe shopping e acquisterebbe gli stessi souvenir che si trovano in ogni città ma a prezzi maggiorati, se vivesse in questi anni porterebbe i propri figli a fare merenda all’ipermercato. Cosa c’è di meglio che una bella merenda tutti seduti al tavolino di un bar vicino alle casse del supermercato? Sotto ai raggi delle splendenti luci a neon, con intorno l’odore inebriante del cartone scaldato nel microonde e i cinguettii dei commessi amplificati che chiamano questo o quello alla cassa per comunicazioni di servizio. I vantaggi rispetto a “un’antica merenda a casa” sono dovuti al fatto che non c’è bisogno di pulire il tavolo né lavare le stoviglie né spazzare il pavimento, mentre rispetto a quella all’aperto che non deve esser preparata a casa e impacchettata e portata a giro magari su un prato dove ci si potrebbero sporcare le scarpe griffate e gli abiti acquistati all’outlet. E questo sarebbe un altro non luogo magico prediletto dal Marcovaldo dei giorni nostri, un altro possibile posto dove trascorrere la domenica pomeriggio insieme alla moglie e ai figli. Coda in autostrada perché mica sarebbe l’unico a recarcisi, no no tutti vanno all’outlet fuori città perché si spende meno e si possono indossare abiti di marca. Perché “I consumatori d’oggi hanno tanto bisogno di credere nelle proprie marche quanto i Greci ne avevano di credere nei propri miti”.  Sì, al nostro attuale Marcovaldo piacerebbero abiti, scarpe e accessori di marchi conosciuti per uniformarsi alla massa, “sentimento di appartenenza implica una certa  formattazione delle menti”  ma non avendo troppi soldi a disposizione dovrebbe accontentarsi dei refusi, degli scarti di fogna. La moglie di Marcovaldo, una donna ambiziosa per la propria casa che vuole sempre in ordine e pulita ama pranzare nel dì di festa al self-service dello stesso ipermercato oppure di un altro un po’ fuori porta che è ancora più grande e poi si respira un’aria, come dire, sì ecco, cosmopolita. Niente a che vedere con le osterie di fuori porta di cui parla Guccini. Pranzare fuori casa permette alla signora di non sporcare la casa non cucinare ed evitare tutte le pulizie che ne conseguirebbero. Quindi la domenica o pranzo dai suoceri o all’iper. Del resto è una donna moderna e non trae soddisfazioni dal cucinare, quando proprio deve farlo acquista al supermercato confezioni di cibo surgelate, sbucciate, tagliate, imbustate in bei sacchetti colorati che ne ritraggono la foto da pronte, foto invitanti come quelle fuori dai fastfood…cibi in plastica, inodori, insapori ma non sporcano perché basta aprire la confezione e svuotarla nel forno o nel microonde e oplà la cena è servita. Per le stesse ragioni i compleanni dei figli di Marcovaldo vengono festeggiati nel fast-food noto in tutto il mondo occidentale oppure in quello del rivenditore nordico di arredamento. Sì perché almeno c’è del buon salmone e soprattutto delle ottime polpette che buone così non si trovano da nessuna parte. Le vacanze estive possono essere di due tipi, se la famiglia possiede una casa al mare allora ogni estate che Dio manda in terra si trascorre in quel luogo stessa spiaggia stesso mare certi che “tutto il meglio è già qui”. Se non si è ereditata una residenza estiva allora si prediligono gli all-inclusive, tutto organizzato, tutto pre-incartato all’insegna del motto: ci dobbiamo rilassare. I figli di Marcovaldo attendono trepidanti di passare a comunione per ricevere il cellulare, desiderosi di avere contatti diretti con l’Altissimo, essendo molto devoti. Indossano le scarpe quelle sulla cresta dell’onda con il nome straniero che le identifica, tanto che Timoteo, il figlio di Marcovaldo all’età di quattro anni pare abbia chiesto al padre di comprargliele. Non sto a dirvi la gioia di suo padre, camminava sollevato da terra e a tutti quelli che incontrava diceva con sguardo semiserio che si stava recando all’outlet per comprarle. Anche il corredo scolastico è tutto all’insegna dei supereroi del momento. I figli di Marcovaldo assorbono direttamente la loro forza dagli eroi che vedono in tv, nei video game e che tappezzano i loro oggetti personali: orologio di… zaino di…, astuccio di…, diario di…. anche i divertimenti dei bambini sono preconfezionati: animazione, gonfiabili, i vari land a seconda del luogo, niente è lasciato al caso, all’inventiva, alla creatività o alla fantasia. Non bisogna affaticare la mente. Nessun gioco da inventare o organizzare anche perché la moglie di Marcovaldo non vuole che i propri figli salgano sugli ulivi dei giardini del quartiere. Troppo pericoloso potrebbero cadere e farsi male oppure sporcarsi o rompere gli abiti griffati outlet. La moglie di Marcovaldo non prepara neppure la spremuta ai propri figli perché sporcherebbe la cucina con schizzi di arancia ovunque e poi lavare lo spremiagrumi è una palla compra loro il succo di arancia nel cartone che tanto fa bene uguale dice lei. I figli di Marcovaldo ascoltano il TG e poi riferiscono le truci notizie agli amici tanto che quando questi ne parlano a scuola, frequentano la scuola dell’infanzia, la maestra deve spiegare e mediare più di una truculenta notizia. Marcovaldo torna tardi a casa dal lavoro e durante la cena non può assolutamente perdersi il TG, la tv è obbligatoriamente in cucina e mentre si consuma il pasto frugale refrigerato e infornato si scalda l’atmosfera con qualche devastante notizia, tanto si sa che “il dolore degli altri è dolore a metà”. La moglie di Marcovaldo  non ha fatto la rivoluzione femminista, non ha subito gravi angherie dagli uomini ma quelle minori che di tanto in tanto può subire sono limitate alla gestione dei figli o di qualche faccenda domestica, rivendica così pranzi nei vari fast-food per evitare i lavori domestici almeno la domenica. Certo il clima e l’atmosfera insiti in questi luoghi la ripagherà senz’altro!

Ogni riferimento a luoghi e persone è puramente casuale.

I virgolettati sono citazioni rispettivemente da Christian Salmon, Storytellingla fabbrica delle storie, Fazi Editore, Roma 2008, pag. 34.

Paolo Conte, Madeleine.

Fabrizio De Andrè, Disamistade.